Riforma Pensioni: per la Cisl flessibilità in uscita da 62 anni o con 41 anni di contributi a prescindere dall'età

Riforma Pensioni: per la Cisl flessibilità in uscita da 62 anni o con 41 anni di contributi a prescindere dall'età

INFORMAZIONI FNP EMILIA ROMAGNA

31/01/2023



Riforma Pensioni: per la Cisl flessibilità in uscita da 62 anni o con 41 anni di contributi a prescindere dall'età

“Apprezzata la disponibilità del governo a lavorare per un confronto politico con le parti sociali finalizzato a cambiare la Legge Fornero, tracciando il percorso di una nuova previdenza fondata su equità, flessibilità, inclusività e stabilità delle regole. L’8 febbraio si apre il primo tavolo di confronto su pensione di garanzia contributiva per giovani e donne e riprende il lavoro della Commissione per la separazione tra previdenza e assistenza”. Così il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra, auspicando di “lavorare insieme per costruire un modello pensionistico che restituisca ad ogni lavoratore il diritto a una pensione dignitosa e a un’uscita più flessibile dal circuito produttivo”. Da qui le proposte della Cisl: riconoscimento della libertà di andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età e di assicurare uscite volontarie dal mercato del lavoro dai 62 anni; pensioni di garanzia per i giovani con lavori precari tenendo conto dei periodi qualificanti di formazione, lavoro di cura e transizioni lavorative; su opzione donna, tornare al requisito dei 58 anni senza i vincoli introdotti in manovra; riconoscere incentivi alle madri lavoratrici, con uno sconto di almeno un anno di contributi per figlio;  maggiore supporto ai lavoratori precoci e a chi svolge lavori gravosi e usuranti, rendendo strutturale l’ape sociale ed estendendola a nuove categorie; incentivare la previdenza complementare e distinguere i costi della previdenza da quelli dell’assistenza. Per gli assegni in essere, allargare il bacino delle 14me e sbloccare adeguamenti pieni a partire da 4 volte il trattamento minimo. Per la Cisl sono “misure necessarie, finanziariamente sostenibili, ampiamente in linea con gli standard europei. Alla base della riforma è il dato che le pensioni non sono mero costo di bilancio ma  diritto e giusto riconoscimento alla persona dopo una vita di lavoro”.