Mauro Magatti: Cambiare schema per salvare l’Italia

Mauro Magatti: Cambiare schema per salvare l’Italia

23/01/2021



L' intervista a MAURO MAGATTI: «Conte ha avuto tanti meriti, ma adesso deve dimettersi».

«CAMBIARE SCHEMA PER SALVARE L'ITALIA IL NOME? GIOVANNINI».

di Barbara Faverio

 

"Questo governo non può reggere né governare. Conte scelga di dimettersi, Incarico a personalità che crede davvero nel RecoveryPlan, è occasione irripetibile per cambiare Italia e modello di sviluppo".

Telegrafico come si richiede a un Tweet, ma piuttosto chiaro come programma, quello dettato un paio di giorni fa da Mauro Magatti, sociologo ed economista comasco, docente in Cattolica scrittore editorialista del Corriere della Sera. Manca solo un nome ma Magatti non si fa pregare. IL suo candidato premier è Enrico Giovannini, economista, ministro del Lavoro e delle Politiche sociali dal 2013 al 2014 con il Governo Letta.

Professor Magatti “questo governo non può reggere né governare”: è solo un problema di numeri o manca una visione?

Tutte e due le cose. E' un problema di numeri perché sappiamo che per governare ci vuole non solo la maggioranza in aula ma anche nelle commissioni e si rischiano comunque incidenti sul voto di decreti o leggi importanti. Dall'altra parte è sicuramente anche una questione di coesione della

Maggioranza rispetto a quello che bisogna fare. E' paradossale, ma anche non completamente sorprendente, che invece di unirsi nella prospettiva di spendere una quantità di denaro inaspettata che la UE ha messo a disposizione la maggioranza rischi di dissolversi perché per spendere senza indebitarsi - cioè senza distribuire benefici qua e là -bisogna condividere una visione e avere il coraggio di prendere una strada. Anche spendere soldi sensatamente richiede di credere in qualche cosa.

Ma Renzi secondo lei ha fatto bene ad aprire la crisi?

No, Renzi ha fatto male perché non si fa così, perché pur dicendo cose condivisibili nella sostanza il merito e le tempistiche sono del tutto fuori luogo. Ripeto, non sto dando per nulla ragione a Renzi. Ma quando si è in disaccordo in famiglia, come in un governo, ci si siede attorno a un tavolo, si parla e si discute finché si trova un accomodamento. Cosa che Renzi non aveva nessuna voglia di fare.

Divergenze sul bene del Paese o calcolo politico?

E' palese che Renzi ha fatto il suo gioco. Così come Conte ha fatto il suo. Ed è evidente anche che

I Cinque Stelle non esistono più e che l'opposizione sta chiedendo un'infinità di cose che si dovrebbero fare ma poi quando governa fa peggio della sinistra.

Siamo messi male.

Ma Conte dove a sbagliato?

Ripeto, è clamoroso che una maggioranza di governo difronte a un “regalo”, la spinta (209 miliardi

di euro.ndr) ricevuta dall'Europa, invece di unirsi si spacchi. Detto questo, il merito di aver portato a casa quei soldi è di Conte, che è innegabile che sia un grande negoziatore: se non ci fosse stato lui l'Italia non avrebbe mai avuto i soldi, ma questo non vuol dire essere un uomo di visione o un

leader. Conte ha dei meriti, ha gestito il lockdown questa primavera mantenendo salda la

linea, ha tenuto il paese tranquillo e gestito molto bene la negoziazione con l'Europa, ma è come uno che fa il mediano: dopo lo 0-0 del primo tempo se dobbiamo vincere 3-0 bisogna cambiare gioco e mettere qualcuno che sappia giocare in attacco. Conte ha reso il suo servizio alla Patria e gli sono grato per quello che ha fatto, ma ognuno di noi è capace di fare alcune parti e non altre. Conte tanto é stato bravo nella negoziazione, quanto è chiaro che non è in grado di svolgere il lavoro di cui c'è bisogno in questo momento. Lo dimostra la prima versione del Recovery Plan,che

era una somma di tanti pezzettini e non conteneva nulla di quello che ci serve.

Qual è l'alternativa a questo governo?

Dal mio punto di vista é fondamentale -per quanto altamente improbabile- trovare una personalità riconosciuta in quell'area politica che abbia per il suo curriculum già dimostrato di credere a quello che tutti dicono, e cioè che quei soldi possono essere usati non solo per fare le riforme ma per cambiare modello di sviluppo.

Ha in mente un personaggio preciso?

Certo, quel profilo ha un nome e un cognome: Enrico Giovannini. Era uno dei candidati premier in pectore quando poi hanno tirato fuori il Conte2 ,ha fondato l'Asvis (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile) ha un profilointernazionale, è stato all' Ocse, ha avuto esperienze di governo, è vicino a Pd e 5Stelle, é estremamente serio ed affidabile.

Ma Giovannini sarebbe disponibile?

Credo che sarebbe un candidato che, laddove si creassero le condizioni e cifosse un'indicazione da parte del Presidente della Repubblica non si sottrarrebbe al tentativo di fare questa operazione.

Insomma per una volta non tiriamo in ballo gli eterni delfini Draghi e Cottarelli….

Non credo che Draghi sarebbe disposto a prendere la guida di una coalizione di questo genere. Cottarelli, anche se ha un profilo leggermente diverso, èun po'come Monti. Invece bisogna cambiare modello di sviluppo, non fare le cose che sono state fatte nei decenni passati e che hanno creato la situazione in cui ci troviamo.

E se questa strada ci portasse al ritorno alle urne?

Il ritorno alle urne significa concretamente che perdiamo i soldi del Recovery Plan. Per quanto si possa votare velocemente, arriviamo a marzo se non dopo, poi bisogna fare il governo... tempi incompatibili con quelli dettati dall'Europa. Sarebbe una follia. Per altro il centro destra, anche se qualcuno grida alle elezioni, sa benissimo che prendere in mano il Paese in questo momento sarebbe un'impresa titanica.

Qual è il modello di sviluppo a cui fa riferimento e che il Recovery Plan dovrebbe supportare?

Basterebbe applicare le indicazioni dell'Europa per Next generation Ue. Inclusione sociale, digitalizzazione, sostenibilità lotta alla disuguaglianza. Ma non devono essere espressioni generiche, sono scelte. Scelte in campo energetico, infrastrutturale, in investimenti nella formazione, in politiche di inclusione che contrastino questo problema drammatico che vediamo in tutti i Paesi europei ma in Italia in modo drammatico. Le linee guida ci sono già ma serve uno schema diverso rispetto a come si è pensata l'economia in questi ultimi 20 anni.

Non crede che la crisi in questo momento rischi di alimentare la totale sfiducia del cittadini nella politica?

Questo é già accaduto, per questo assolutamente non condivido quello che ha fatto Renzi. I problemi posti da Renzi, che in buona parte condivido, andavano posti in un'altra maniera. La crisi è nei fatti, ma come ho scritto nel tweet, Conte avrebbe dovuto dimettersi, andare da Mattarella e rimettere il mandato. Un atto di coraggio istituzionale che probabilmente avrebbe cambiato lo schema. Conte invece, come tutti gli umani, fa il suo gioco, é venuto dal nulla e si immagina un futuro politico..

Questa crisi politica rischia di essere tanto più drammatica perché coincide  con quella del Covid, alla quale lei ha dedicato un libro...

L'unico modo per evitare che il disastro di questa crisi, che è molto più lunga di quanto credevamo e che lascia danni economici e sociali profondi, e per evitare la rabbia e il malcontento, è proprio cambiare schema, dare il senso di una trasformazione che tocca quei problemi che ci tiriamo dietro da anni. Come dicevo, questi governanti di fronte a una montagna di soldi da spendere invece che dire “prendiamo questa strada” ci fanno capire che non sanno che strada prendere.

Di chi è la colpa?

I 5Stelle sono nati per protestare contro un certo modello di sviluppo e ora che sono lì e hanno i soldi non sono in grado di essere protagonisti di questa trasformazione. Poi c'è il dramma di un centro sinistra raccogliticcio nato come tentativo di vedere se riuscivano a darsi una prospettiva politica. Dopo un anno e mezzo al governo e con l'opportunità del Recovery Fund il rischio è che quel tentativo si traduca in un fallimento. Quello che sta accadendo in queste ore è sbagliato, è una pezza che non terrà, se non sono in grado di riconoscere qual è il problema cambiando schema di gioco non cela faranno. Ma non solo loro, non ce la farà il Paese. Il punto non è trovare l'uomo della Provvidenza -non ci ho mai creduto -ma trovare persone che in un dato momento possono fare la differenza.